Contro la Giustizia Lumaca
Al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Avvocato Nicola Mancino
Al Ministro di Grazia e Giustizia Angelino Alfano
La cronaca di questi ultimi mesi ci ha consegnato notizie che non possono passare inosservate soprattutto per chi, come noi, ha scelto di lottare contro il fenomeno dell’illegalità in generale e contro quello della mafia in particolare. Noi ci rivolgiamo direttamente a Voi che rappresentate la Giustizia, per avere delle risposte certe, per avere quelle conferme che cerchiamo e che adesso ci sembrano lontane.
A Messina 12 boss di Cosa Nostra arrestati nel corso dell’operazione “Mare nostrum” e condannati a pene pesantissime in primo grado,dopo un processo durato ben 12 anni, sono tornati in libertà per decorrenza dei termini di custodia cautelare.
Il ritardo, inammissibile, nel passaggio dei fascicoli processuali dalla Corte d’Assise a quella d’Appello, non può e non deve essere in un paese civile una valida giustificazione.
Non è possibile accettare che alla giustizia venga affiancato il sostantivo lumaca per spiegare come sia stato possibile che dei mafiosi non siano rimasti dietro le sbarre.
Auspichiamo che i chiarimenti già chiesti dal ministro di Grazia e Giustizia del precedente esecutivo abbiano un seguito, arrivino in tempi celeri e con essi l’individuazione di eventuali responsabilità.
A questa vicenda, tristissima per lo Stato e per tutti coloro che credono nella Giustizia, se ne affianca un’altra dai contorni Kafkiani: a Gela sette esponenti del clan Madonia sono tornati in libertà perché il giudice Edi Pinatto dopo otto anni non aveva ancora depositato le motivazioni della sentenza.
Non vogliamo entrare nel merito della decisione del Csm di non sospendere in via d’urgenza dallo stipendio e dalle funzioni tale magistrato ci limitiamo a rilevare come l’organo di autogoverno dei giudici, così solerte in altri casi, abbia impiegato ben sei anni ad intervenire:"È dal 2002, da quando sono scaduti i termini per la presentazione della motivazione di quella sentenza - afferma il Pg Barcellona, competente sui giudici di Gela, in un'intervista, che scrivo continuamente al Csm, chiedendo provvedimenti disciplinari nei confronti del giudice Pinatto.
Una lettera all'anno per sei anni, e per sei anni il Consiglio superiore della magistratura mi ha puntualmente risposto che avrebbe provveduto e invece...". "E invece - aggiunge il Pg Barcellona - siamo qui a distanza di sei anni dalla prima lettera ad assistere ad una decisione, come quella di venerdì scorso, che lascia allibiti ed esterrefatti.
Ci chiediamo e vi chiediamo come si può pretendere che i cittadini denuncino i loro estorsori di fronte a simili esempi, come si può continuare ad avere fiducia nella giustizia.
Noi crediamo fermamente che la lotta alla mafia debba coinvolgere il maggior numero possibile di ciitadini, debba essere una pacifica ma decisa rivolta della società civile.
Ma per fare questo anche noi dobbiamo avere certezze, dobbiamo sapere che non è vero che la lentezza della giustizia può vanificare il lavoro delle forze dell’ordine e le denunce di quelle persone che hanno deciso di dire basta, che hanno avuto il coraggio di ribellarsi.
La Giustizia Lumaca non può più essere un alibi.
Noi crediamo nella Giustizia ed è per questo che ci rivolgiamo a Voi.
Siamo indignati perché queste scarcerazioni, e quelle che verranno, vanificano il lavoro di tante persone e creano un sentimento generale di sfiducia. Vogliamo da Voi segnali forti, aspettiamo delle risposte.
Addiopizzo Catania
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Avvocato Nicola Mancino
Al Ministro di Grazia e Giustizia Angelino Alfano
La cronaca di questi ultimi mesi ci ha consegnato notizie che non possono passare inosservate soprattutto per chi, come noi, ha scelto di lottare contro il fenomeno dell’illegalità in generale e contro quello della mafia in particolare. Noi ci rivolgiamo direttamente a Voi che rappresentate la Giustizia, per avere delle risposte certe, per avere quelle conferme che cerchiamo e che adesso ci sembrano lontane.
A Messina 12 boss di Cosa Nostra arrestati nel corso dell’operazione “Mare nostrum” e condannati a pene pesantissime in primo grado,dopo un processo durato ben 12 anni, sono tornati in libertà per decorrenza dei termini di custodia cautelare.
Il ritardo, inammissibile, nel passaggio dei fascicoli processuali dalla Corte d’Assise a quella d’Appello, non può e non deve essere in un paese civile una valida giustificazione.
Non è possibile accettare che alla giustizia venga affiancato il sostantivo lumaca per spiegare come sia stato possibile che dei mafiosi non siano rimasti dietro le sbarre.
Auspichiamo che i chiarimenti già chiesti dal ministro di Grazia e Giustizia del precedente esecutivo abbiano un seguito, arrivino in tempi celeri e con essi l’individuazione di eventuali responsabilità.
A questa vicenda, tristissima per lo Stato e per tutti coloro che credono nella Giustizia, se ne affianca un’altra dai contorni Kafkiani: a Gela sette esponenti del clan Madonia sono tornati in libertà perché il giudice Edi Pinatto dopo otto anni non aveva ancora depositato le motivazioni della sentenza.
Non vogliamo entrare nel merito della decisione del Csm di non sospendere in via d’urgenza dallo stipendio e dalle funzioni tale magistrato ci limitiamo a rilevare come l’organo di autogoverno dei giudici, così solerte in altri casi, abbia impiegato ben sei anni ad intervenire:"È dal 2002, da quando sono scaduti i termini per la presentazione della motivazione di quella sentenza - afferma il Pg Barcellona, competente sui giudici di Gela, in un'intervista, che scrivo continuamente al Csm, chiedendo provvedimenti disciplinari nei confronti del giudice Pinatto.
Una lettera all'anno per sei anni, e per sei anni il Consiglio superiore della magistratura mi ha puntualmente risposto che avrebbe provveduto e invece...". "E invece - aggiunge il Pg Barcellona - siamo qui a distanza di sei anni dalla prima lettera ad assistere ad una decisione, come quella di venerdì scorso, che lascia allibiti ed esterrefatti.
Ci chiediamo e vi chiediamo come si può pretendere che i cittadini denuncino i loro estorsori di fronte a simili esempi, come si può continuare ad avere fiducia nella giustizia.
Noi crediamo fermamente che la lotta alla mafia debba coinvolgere il maggior numero possibile di ciitadini, debba essere una pacifica ma decisa rivolta della società civile.
Ma per fare questo anche noi dobbiamo avere certezze, dobbiamo sapere che non è vero che la lentezza della giustizia può vanificare il lavoro delle forze dell’ordine e le denunce di quelle persone che hanno deciso di dire basta, che hanno avuto il coraggio di ribellarsi.
La Giustizia Lumaca non può più essere un alibi.
Noi crediamo nella Giustizia ed è per questo che ci rivolgiamo a Voi.
Siamo indignati perché queste scarcerazioni, e quelle che verranno, vanificano il lavoro di tante persone e creano un sentimento generale di sfiducia. Vogliamo da Voi segnali forti, aspettiamo delle risposte.
Addiopizzo Catania
Etichette: addiopizzo, antimafia, attualità, catania, comunicati, giovani, sicilia
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