Catania è viva e manifesta
Io un movimento così non me lo ricordo. Stamattina in piazza sono scese 40mila persone che hanno protestato contro la riforma Gelmini e i tagli alla scuola. Docenti, precari e studenti hanno marciato insieme per protestare e tutto questo è successo a Catania, la città che da questo punto di vista è sembrata essere sembre addormentata, anzi, anestetizzata.
Vi metto di seguito i link dei servizi che ha fatto Step1, il giornale della facoltà di lingue: potete farvi molto più che un'idea.
Io non ho paura
Voci dal corteo: 1 e 2
Caro diario, l'università è una cosa di strada
Non è un film
Vi metto di seguito i link dei servizi che ha fatto Step1, il giornale della facoltà di lingue: potete farvi molto più che un'idea.
Io non ho paura
Voci dal corteo: 1 e 2
Caro diario, l'università è una cosa di strada
Non è un film
Etichette: attualità, cultura, giornalismo, giovani, informazione, manifestazione, scuola, università
9 Comments:
I CENTO MILA DI TORINO
della serie "con ogni mezzo necessario".
"Se anche il Poli scende in piazza vuol dire che l'avete fatta proprio grossa"
La corrispondenza:
"Straordinaria mobilitazione torinese per la giornata dello sciopero generale della scuola e dell’università. Vuote scuole e sedi universitarie, bloccata la città con un corteo che va oltre ogni aspettativa e invade la stazione di Porta Nuova
100mila persone attraversano lo sciopero generale della scuola e dell’università in una giornata che ha visto tutte le città del paese percorse dai cortei e dai blocchi. Dalle sedi universitarie occupate, dagli istituti in agitazione si sono mossi migliaia di studenti e studentesse in direzione di piazza Arbarello, concentramento lanciato per il corteo.
Tutti i soggetti del mondo della scuola e dell’università si sono riversati in un appuntamento che s’inserisce nel più largo percorso costruito in opposizione alla “controriforma Gelmini”. Dagli studenti ai docenti, dai ricercatori al personale tecnico-amministrativo, dalle maestre ai bambini, tutti hanno partecipato all’importante scadenza dello sciopero generale, indetto su pressione di molte componenti dell’istruzione, contrariamente a quel che i sindacati confederali avevano prospettato, pensando unicamente al presidio di piazza Castello come mera appendice del corteo romano. Il corteo, indetto dalle realtà autorganizzate degli studenti e delle studentesse, ha trovato invece la risposta che ci si aspettava, con una piazza Arbarello insufficiente a contenere la marea di persone accorse. Solo al momento dell’arrivo della testa della manifestazione in piazza Castello la coda, formata principalmente dagli studenti, si è mossa da piazza Arbarello.
Importante la presenza degli studenti medi che, dopo il grande corteo del 10 ottobre, ha confermato numeri e determinazione. Anche questa volta la sede torinese del Miur è stata toccata dalla protesta: un gruppo di studenti medi del Kollettivo Studentesco Autorganizzato è salito sul balcone esterno del Miur con una lunga scala, appendendo lo striscione No Gelmini; in un secondo passaggio uova e pomodori sono stati lanciati contro il portone. Anche gli studenti universitari, presenti in uno spezzone molto numeroso e determinato, arrivato in piazza Arbarello con un corteo partito da Palazzo Nuovo occupato, si sono fermati sotto la sede istituzione rivendicando le azioni dei medi e solidarizzando con i compagni caricati a Roma ed a Milano dalla polizia.
Piazza Castello si è dimostrata troppo piccola per contenere le migliaia di persone giunte a quello che doveva essere il punto conclusivo dello sciopero, si è quindi proseguito fino a piazza Vittorio, che non è comunque bastata per la determinazione e la vivacità espressa della manifestazione. Nonostante i mugolii di politicanti in erba ed estremisti della moderazione, che fin dall’inizio della manifestazione hanno sparso tra le scuole le solite paure sul rischio “incidenti”, il corteo è andando oltre il percorso previsto, percorrendo con due spezzoni corso Casale e corso Cairoli, ritrovandosi poi in corso Vittorio, viale che ha riaggregato la manifestazione, che è poi andata in direzione della stazione di Porta Nuova. Similarmente a quel che è già avvenuto in molte altre città, si è scelto un luogo altamente importante come la stazione centrale per continuare a praticare il blocco della città: non solo il corteo ha mandato in tilt il traffico cittadino con un percorso andato oltre ogni previsione, ma ha anche invaso la stazione di Porta Nuova, grazie alla determinazione dei medi, seguita anche da quella degli universitari, facendo un corteo interno e portando la contestazione in un luogo altamente frequentato, all’interno del quale studenti e studentesse hanno trovato anche l’appoggio e la vicinanza dei viaggiatori, similmente a quel che è avvenuto durante la sfilata del corteo per le principali vie della città.
”Onda anomala”, così è stato definito il movimento studentesco in mobilitazione contro la riforma Gelmini, e tale è stato l’effetto, anche a Torino, di un movimento autorganizzato, libero da schemi di partito e sindacato, insofferente verso un quadro della politica istituzionale sempre più povero e imperversato dalla verticale crisi della rappresentanza presente non da oggi nel nostro paese, del quale l’ultima dimostrazione torinese è stata la velocità con la quale due attivisti dell’Italia dei Valori si sono presentati per raccogliere già le firme per il referendum abrogativo della legge, ventilato solo ieri, strumento con il quale saremo costretti a confrontarci sempre più, ancora di salvezza per tutti i sinistri vari e sindacalisti ameni. Un’onda che ha attraversato e bloccato Torino, che ha ricevuto le risposte che si attendevano rispetto a tante cose, dalla partecipazione fortissima al corteo alla scelta di non fermarsi in piazza Castello, prendendo quindi la via dell’autorganizzazione, convocando un corteo da piazza Arbarello e potenziandolo strada facendo. Un’onda che ha ri-sottolineato, negli slogan e negli interventi, la volontà di non pagare una crisi del sistema capitalistico a cui si è giunti per le politiche scellerate dei governi e dei poteri forti dell’economia finanziaria e non, respingendo l’ennesimo attacco allo stato sociale dicendo chiaramente di non voler pagare, metter le pezze a pesanti responsabilità che sono di altri, di una classe politica oramai priva di ogni credibilità!"
link per audio foto e video su
www.infoaut.org
"La Voce delle lotte"
Stasera dalle 23 a Palazzo Nuovo occupato Festa delle Streghe! alla console le streghette rosse Trls (Ti Risolvo La Serata)ovvero Dana, Valentine, Rebecca, Francesca, Floriana e Chiara.
alle 22 riunione del collettivo Kontra il G8 sempre a Palazzo Nuovo occupato.
ora e sempre resistenza
Autonomia Contropotere-centro sociale Askatasuna Corso Regina Margherita 47 Torino
e te credo! De' solito a Catania scendono in piazza solo i fasci.
No al BLOCCO STUDENTESCO.
Roma Antifa
Rash San Lorenzo
In/On/Off - Antagonisti: dentro le lotte, di fronte alla crisi!
Torino 8/9 novembre 2008_Csoa Askatasuna
Proponiamo una due giorni di assemblea e confronto in una fase molto particolare in cui la crisi, tanto paventata nei tempi addietro, va materializzandosi e sedimentandosi come crisi globale, se non definitiva, sicuramente come crisi strutturale e di sistema.
Quand’ancora c’interrogavamo sugli effetti e cause di una crisi della rappresentanza che colpiva soprattutto una sinistra orfana d’identità e progetto, ecco giungere un terremoto che sposta su ben altri livelli l'orizzonte di precarietà del sistema-mondo capitalista segnando, come dato incontrovertibile, la fine della “globalizzazione felice” e la messa in archivio delle retoriche neoliberiste.
Dentro i movimenti, contro la crisi
Leggere la fase che stiamo attraversando significa però già attrezzarsi per affrontarla e attraversarla con pratiche che puntino all'abbattimento del sistema-crisi, ad una fuoriuscita possibile attraverso le strade battute dalle resistenze e dalle pratiche dei movimenti. Non è possibile, in questo contesto, parlare della crisi come un solo aspetto, riservato all'economia e alla finanza. Ad essere in crisi è un sistema intero, che trascina e sussume a sé ogni campo del vivente nella sua gerarchia d'organizzazione del dominio.
E' crisi economica certo, ma è al contempo crisi sociale e culturale, col proliferare ad ogni latitudine di metastasi razziste e guerra tra bande; crisi della rappresentanza politica e dei poteri; crisi alimentare, energetica, ambientale, dispiegata su scala mondiale perché unico vero prodotto diffuso ovunque - suo normale derivato tossico - della globalizzazione capitalista. Sarebbe riduttivo e velleitario leggere in questo passaggio contemporaneo cruciale la fine totale di un sistema, ma è decisamente compito di chi non ha nessuna contiguità con esso, ma vi cova anzi un irriducibile antagonismo, provare ad infilare quel varco che già si può intravedere nelle pratiche dei movimenti e nei loro No costituenti.
Dobbiamo prendere atto di come sia imploso il sistema delle borse e delle banche, imploso al suo interno, ed esploso all'esterno colpendo con le sue schegge chiunque viva la materialità di questo presente, fuori dai terminali delle piazze-affari e delle corporation. Il dato oggettivo che ci stanno consegnando questi primi tempi è quello di un sistema che si dimostra nocivo e scellerato per sua natura, incapace di innovarsi veramente se non tentando di bruciare nei passi più veloci, tutto quello che ha sotto tiro: territori, comunità, vite. Si dimostra un sistema cieco, incapace di inventare persino forme di dominio che stiano al passo con i tempi da esso scanditi, arrivando ancora una volta a dover azzerare tutto per riorganizzarsi.
La ricaduta è pesante nel sociale, e a farne le spese non sono solo i ceti più bassi della società ma anche, e forse soprattutto, quelle " classi medie" (pilastro storico della democrazia parlamentare-rappresentativa) che vedono erosi i propri passati "privilegi" pagando in rapporto, conseguenze ben più pesanti, tanto da metterne in discussione la stessa condizione in termini di status e auto-rappresentazione.
In questo contesto globale in cui le sicurezze immateriali, e presto quelle materiali, vengono meno, le campagne politico-mediatiche degli stati nazionali si riversano sulle insicurezze metropolitane, in un abile gioco di specchi che rovescia i termini del problema. In Italia il "pacchetto sicurezza" sembra essere l'unica vera risposta tangibile alla precarietà sociale e alla mancanza di certezze, veicolando attraverso attente regie, la rabbia e la frustrazione di chi trova sempre più difficoltà nel vivere questo presente, individualizzando la paura, fornendo bersagli sociali rappresentati dai migranti e da ogni altra categoria possa attentare alle certezze dell'immaginario medio.
In egual misura il consenso di Berlusconi si regge sugli stessi sintomi, rafforzati da un'indecente opposizione, che sebbene possa nei suoi livelli partitici, portare nelle piazze numeri considerevoli di persone, non rappresenta nessuna reale alternativa al governo in carica. Semmai proprio quelle forme di partecipazione, attraverso le quali i partiti fanno la voce grossa (e tentano di recuperare quello che genuinamente si muove nella società), vengono immediatamente annullate dalla non volontà di dare seguito ai maxi-eventi. Anzi, sempre di più, nella sinistra istituzionale, si prospetta il modello ormai rodato del “manifesta e butta”: mobilitare l’apparato per convogliare su scadenze ritenute importanti migliaia di persone, per poi cancellarne la presenza al termine stesso dell’evento, tramutandola in una forma di partecipazione “liquida” ed in una politica “liquefatta”.
Scuole e università battono il tempo: No Gelmini Night & Day
Ma la descrizione del quadro istituzionale non esaurisce un panorama sociale ricco di ben altri segnali. Che il tempo battuto da quest'epoca sia plurimo lo dimostrano le lotte degli studenti che in un contesto ben più ampio, rappresentano il primo vero scoglio affrontato dal governo Berlusconi. Una mobilitazione dispiegata e capillare sta attraversando l'Italia lasciando sul campo ciò che fino a ieri era considerato "sinistra", dal sindacato ai partiti, aprendo strade autonome di mobilitazione ed organizzazione che lasciano intravedere un orizzonte altro rispetto allo schema prefissato dai poteri costituiti.
A tutti i livelli del sistema-istruzione esiste una mobilitazione capace di uscire dalle grigie mura non solo degli istituti superiori e delle università, ma attraverso il connubio genitori-insegnanti, dalle scuole elementari e materne, dispiegando forme di autorganizzazione che fino a poco tempo fa erano impensabili.
Si regge proprio su questi due binari la novità del movimento No Gelmini: sugli studenti, di nuovo protagonisti della scena dopo tanto tempo; sui genitori e gli insegnanti scorporativizzati, che ne sono il valore aggiunto nei numeri e nella qualità. E’ impressionante vedere come le assemblee e le riunioni scolastiche autoconvocate, “stacchino” il pachiderma sindacale, dettando tempi e modi di una mobilitazione che, dipendesse da loro, non sarebbe nemmeno partita; tanto che l’unico vero sforzo sindacale in campo è quello di continuare a riproporsi come agente della mediazione tra le parti senza esserne soggetto realmente attivo, dimostrando scarsa capacità anche nel costruirne una rappresentanza minima.
Se le scuole primarie hanno dato il là alla mobilitazione nella consapevolezza della posta in gioco di una riforma che sconvolgerebbe i precari equilibri che permettono la riproduzione sociale ai tempi della precarietà-come-norma (in quell'intreccio profondo che, via tempo-pieno, tiene insieme lavoro dei genitori, tempo "libero" e cura dei figli), il movimento delle facoltà ribelli ha qualificato soggettivamente l’opposizione al decreto, estendendone la visibilità e la radicalità. Oltre la consegna di settore gli universitari hanno subito detto: “noi la crisi non la paghiamo!”, indicando il nesso che tiene insieme crisi sistemica globale e risposta locale di un ceto di politici-ragionieri dalla vista corta. Ha anche ricordato ai politici di ogni colore che "questo movimento è irrappresentabile", al di fuori dal mercato elettorale, negandosi di fatto come capitale politico per la rappresentanza.
I tempi sociali sono altri rispetto alla Pantera, ma tra quel movimento e questa nuova sollevazione corrono sotterranee linee di continuità e consapevoli rotture. La Pantera sorgeva in una fase storica in cui ideologie e tradizioni della sinistra segnavano il passo di fronte al discorso trionfante di un neoliberismo in stato nascente.
Segnò soprattutto, tra quella generazione di universitari, la consapevolezza di non avere altro referente politico all'infuori di sé, intravedendo nei contenuti della riforma Zecchino, gli embrioni di una politica di privatizzazione massiccia del sapere. Questi processi sono oggi definitivamente giunti a maturazione, con la differenza che è l'intera classe politica ad essere de-legittimata e nessuno sembra più disposto a scommettere sull'intrinseca bontà di un mercato auto-regolantesi, nel momento in cui tutti iniziano a provare sulla propria pelle gli effetti devastanti della globalizzazione capitalista.
Senza la pretesa di riassumere e rappresentare un movimento che li eccede e travalica, le soggettività cresciute nei centri sociali sono tra i protagonisti della mobilitazione, nonostante gli sgomberi e le inchieste che li tengono nel mirino. Diventa allora centrale, in questo come nei movimenti che seguiranno, capire come dare continuità a quel linguaggio conflittuale che fa incontrare sulle strade dei movimenti, i componenti delle realtà antagoniste e i soggetti sociali che su determinate vertenze ne utilizzano, e a volte radicalizzano, il lessico e le pratiche.
Sta qui, nell'ambivalenza della crisi, nelle forme di insorgenza che si danno, il ruolo di un proposta politica antagonista, attenta e capace di fare i conti con il presente, prudente e spregiudicata nell'immaginare ed organizzare il futuro.
Programma di massima:
sabato 8 novembre h 14: Introduzione e assemblea generale
domenica 9 novembre
h 10: tavoli di lavoro
- NoGelmini: Università, medi e scuole primarie
- Migranti: tra spinte soggettive e razzismo sociale
- Spazi Sociali sotto attacco
- Lavoro&Precarietà: riforma contrattaz. nazionale
- Politiche di genere
- Comunicazione
h 13.30: pranzo
h 14: relazioni e conclusioni
7 anni di Antifa Boxe
h 21 @ csoa Askatasuna (c.so regina margherita 47)
Sabato 1 novembre vi aspettiamo numerosi alla cena per il 7mo compleanno della palestra popolare Antifa Boxe. La cena si svolgerà presso l'Antifa Trattoria del Corso, CSOA Askatasuna, c.so Regina Margherita 47.
A fine cena proiezione del DVD "Antifa Boxe VS Resto d'Italia".
Poi musica ignorante per tutta la notte!
http://antifaboxe.blogspot.com/
Catania è nera l'Italia lo sarà
A noi!
Sono contento per Catania. Allora esistete pure voi. Incominciavamo a preoccuparci.
Alcune settimane fa sono stato a Palermo per la manifestazione contro lo sgombero del Excarcere e i compagni palermitani oltre che esser della nostra area antagonista sono veramente fantastici.
Per questo diamo e daremo per sempre la nostra solidarietà ai compagni di Palermo, vittime in questi giorni dell'ennesimo atto repressivo contro gli spazi liberati.
Colgo l'occasione per congratularmi con la redazione, con cui ho collaborato in passato e che per ragioni politiche ho lasciato, che ha finalmente scritto qualcosa (anche se nel blog e parlando solo di Catania) sulle manifestazioni che stanno interessando tutto il Paese.
Studenti, insegnanti, precari (anche noi dell'informazione lo siamo) operai dobbiamo essere questa ONDA ANOMALA che spazzerà via chi vuole un Italia fascista e ignorante, dei servi dei servi!
L'unica via per raggiungere questo è l'autorganizzazione, che parte dal basso. Come ho più volte detto (e scritto per voi) è tempo che le piazze si riprendano il loro spazi.
Con ogni mezzo necessario!
Andrea
per l'Autonomia Contropotere - csoa Askatasuna
Step 1 è di Lingue, non di Lettere....
GELMINI E TREMONTI "VFFNCL"...CI AVETE TAGLIATO PURE LE VOCALI!
Aut. OP. Torino
Grazie per la segnalazione lettere/lingue
Posta un commento
<< Home