Il Buongiorno di Massimo Gramellini
Certo che triste quel caravanserraglio di vecchi presidenti sciancati o in carrozzella: il più sveglio sembrava Bush junior ed è tutto dire.
Certo che retorica in quel predicatore che ha chiesto a Dio di proteggere gli Stati Uniti d'America (e da noi, pioggia acida?)
Certo che noia quell'inno cantato da Aretha Franklin con un cappellino a ics che non metterebbe neanche la regina Elisabetta.
Certo che inutile pompa quelle ventidue macchine del corteo presidenziale: meglio se arrivava da solo, guidando un’utilitaria.
Certo che strazio quel vestito della First Lady: la stilista lo avrà ricavato dalle tende del salotto di sua zia.
Certo che logora quell’usanza di giurare davanti a un magistrato che se inciampi a metà della dichiarazione non ti fa neanche arrestare.
Certo che paroloni in quel discorso inaugurale: virtù, speranza, responsabilità, persino l’attraversamento del Delaware ghiacciato da parte di George Washington nella guerra di indipendenza. E neanche una barzelletta, un riferimento allo sport, una confezione d’odio da tenere a portata di mano per spalmarla addosso al nemico e sentirsi in pace con la coscienza.
Certo che energia in quell’uomo e in quella gente che ci crede ancora: nel suo Paese, nel futuro, nella possibilità di rigenerarsi e di cambiare nonostante.
Certo che invidia.
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